Garbagnate provincia di Pechino

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Riprendo oggi una lettera pubblicata lo scorso 17 Marzo sulle pagine de “Il Notiziario” a firma del Presidente dei Commercianti Garbagnatese nonchè titolare del ristorante Chaplin, Mario Marras.

La lettera indirizzata al Sindaco di Garbagnate Milanese Leonardo Marone è una sorta di ultimo appello per il salvataggio del commercio locale e una richiesta specifica per un problema di permessi per la chiusura della veranda che consentirebbe al ristorante in questione di accogliere più clienti anche durante il periodo invernale.

L’appello, scaturito anche dal fatto che a differenza di quanto promesso in campagna elettorale questa amministrazione ha fatto poco a favore del commercio di vicinato, a mio parere scade quando si tirano in ballo cinesi ed egiziani:

Garbagnate sta rapidamente cambiando faccia, si sta Cinesizzando: ormai si stanno comprando tutto, i nostri ristoranti sono ormai minoranza rispetto agli stranieri se poi ci aggiungiamo le pizzerie d’asporto egiziane vediamo come sta cambiando e si sta impoverendo la nostra zona (noi nel nostro piccolo siamo 10 persone che lavorano e pagano tasse, molti di questi invece non assumono nessuno e dopo 2 anni cambiano magari proprietà per non pagare nulla).

Il mio allarme non vuole essere un segnale razzista: il commercio è libero e tutti possono comprare tutto….

Noi vorremmo restare con la nostra identità, non diventare cinesi né entrare in un centro commerciale….

Noi vogliamo restare, non vogliamo essere costretti a vendere: vendere vorrebbe dire far diventare Garbagnate provincia di Pechino.

L’intento sarà anche stato non-razzista, ma visto che non è la prima volta e quando si dice che “noi paghiamo le tasse” e “molti di questi invece no” e si usano termini come “cinesizzando” o “ci stiamo impoverendo”, mi sembra tanto di sentire discorsi che qualche decennio fa avevano altri protagonisti.

Scommetto infatti che gli stessi discorsi li faceva un tempo anche qualche commerciante Garbagnatese-doc riferendosi a Calabresi, Siciliani o Sardi che venivano dalla “terronia” ad impoverire la nostra città, con una concorrenza sleale fatta di evasione fiscale, orari di lavoro impossibili e quant’altro!

Insomma, come si dice, la storia si ripete, è triste che però siano le “vittime” di una volta a diventare i “carnefici” di oggi.

Sia chiaro, per quanto mi riguarda poco conta se il negoziante sia Sardo, Cinese, Calabrese, Lombardo o Egiziano, l’importante è che rispetti le regole e se così non è, che si facciano i nomi, le denunce, i controlli.

Guarda caso questa settimana sempre su “Il Notiziario” è apparso un articolo che parla della chiusura di un ristorante sulla Varesina per irregolarità relative alla mancata assunzione di familiari e il caso vuole che lo stesso fosse gestito da Italiani, ma forse farei meglio a dire da Calabresi!!!

 

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